Chirurgia erniaria laparoscopica per l’ernia inguinale e addominale

La video laparoscopia richiede una buona conoscenza delle strutture anatomiche presenti nel corpo. Per tale motivo è fondamentale agire in modo appropriato da parte del chirurgo per evitare possibili lesioni degli organi interni.

La video laparoscopia richiede una buona conoscenza delle strutture anatomiche presenti nel corpo. Per tale motivo è fondamentale agire in modo appropriato da parte del chirurgo per evitare possibili lesioni degli organi interni. La riparazione del difetto erniario avviene mediante una telecamera previa insufflazione di gas e l’introduzione degli strumenti operatori tramite cannule inserite traverso la parete addominale.

Nel caso di un’ernia inguinale, la visione offerta all’interno consente di evidenziare i vasi, i nervi, il dotto deferente (nel maschio) della regione inguino-crurale e di arrivare al sacco erniario per procedere all’ernioplastica della parete mediante una protesi. Le indicazioni sono eminentemente rappresentate dalle ernie inguinali ricorrenti o recidive e le bilterali.

Due sono le modalità previste per la chirurgia a cielo coperto per questa affezione. La tecnica transperitoneale (TAPP) nella quale dopo il gonfiaggio del cavo addominale (pneumoperitoneo) e l’incisione del peritoneo parietale, la rete introdotta viene posizionata in sede preperitoneale. Rappresenta quella più utilizzata.

La tecnica extraperitoneale (TEP) non prevede l’ingresso in cavità ma solo un accesso diretto preperitoneale scollato dalla CO2 immessa allo scopo di creare lo spazio necessario all’inserimento della protesi. La scelta tra TAAP e TEP dipende dal caso clinico oltre che dall’eperiennza maturata da parte del chirurgo. Per le ernie ombelicali, le epigastriche, per i laparoceli, vale a dire le ernie incisionali, la tecnica utilizzata è invece quella intraperitonele effettuando il pneumoperitoneo.

Previa eventuale chiusura con una sutura del difetto dall’interno, origine dell’antiestetica sporgenza cutanea (bulging), la rete viene messa all’interno del cavo addominale con la parte antiaderente a contatto con i visceri. Per evitare la sua dislocazione viene fissata con dispositivi quali ad esempio piccole viti spirali riassorbibili dall’organismo (absorb tachs) o utilizzando la colla biologica di fibrina. Le protesi utilizzate possono essere di diverso tipo ed avere diversa natura, ad esempio sintetica o anche biologica.

Nel primo caso devono possedere caratteri di idoneità tali da evitare o ridurre al minimo le aderenze a contatto con gli organi interni come l’intestino, prerogativa analoga a quelle usate per le metodiche a cielo aperto. 

Dr. Tommaso Lubrano
Adjunct Professor Of General Surgery School of Medicine
University of Torino, Italy

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