Il dolore cronico dopo la riparazione dell’ernia inguinale

Il dolore cronico post-ernioplastica inguinale può manifestarsi come neuralgia, parestesia o iperestesia, irradiandosi a zone adiacenti e variando in intensità. La gestione include un’accurata tecnica chirurgica per prevenire danni ai nervi e l’uso di materiali minimamente invasivi. In casi persistenti, si valutano trattamenti farmacologici, terapie di supporto e, come ultima risorsa, la chirurgia con neurectomia e possibile sostituzione della protesi.

Questo termine definisce un dolore che insorge dopo un intervento di ernioplastica inguinale trascorsi i sei mesi dall’intervento. La sindrome dolorosa può includere il dolore vero e proprio (neuralgia), la sensazione di bruciore (parestesia) o l’eccessivo aumento della sensibilità (iperestesia). Il sintomo puo’ irradiarsi dall’inguine al triangolo di Scarpa nella radice della coscia corrispondente, allo scroto nel maschio, al grande labbro nella femmina.

Il disturbo viene riferito dai pazienti con diverse modalità potendo manifestarsi in modo continuo o discontinuo presente alla deambulazione o aggravato da movimenti come l’inclinazione o l’iperestensione del fianco raggiungendo vari gradi di intensità dal semplice fastidio al disturbo invalidante. Il dolore cronico può essere di tipo nocicettivo, parte dai recettori sensoriali periferici e raggiunge la corteccia cerebrale sensitiva, generalmente è legato ad uno stato flogistico. Oppure di tipo neuropatico dovuto ad alterazioni dei nervi presenti nella regione (ileo-ipogastrico, ileo–inguinale e genito–femorale) per cause diverse: una fibrosi, o una una lesione dei nervi, un loro intrappolamento nella sutura chirurgica o nella protesi utilizzata. In taluni casi quindi il dolore può essere una diretta conseguenza della modalità di esecuzione dell’intervento. È quindi fondamentale l’accurata dissezione tessutale, l’identificazione e il rispetto dei nervi evitandone traumatismi e sezioni anche parziali da parte del chirurgo.

Analogamente per la ricostruzione del pavimento inguinale e la riduzione di calibro dell’anello inguinale interno è preferibile l’uso di un filo completamente riassoribile e la scelta di una protesi leggera di bassa grammatura per ridurre il rischio di complicanze. Stabilita la diagnosi di dolore cronico, pur senza poterne riconoscere interamente le cause, il protocollo di cura prevede in ordine cronologico i fans e i farmaci steroidei.

Altri rimedi come la tens, gli anestetici locali, le vitamine del gruppo B, il Pregabalin oggi anche la radiofrequenza pulsata, possono essere presi in considerazione per alleviare i sinotomi del caso. La chirurgia va considerata come ultima possibile soluzione del problema solo dopo un anno dall’intervento quando non c’è stato beneficio dalle cure e la persistenza e l’intensità dei sintomi ha determinato una certa inabilità del paziente. Il management chirurgico prevede la neurectomia selettiva oppure la triplice neurectomia vale a dire l’asportazione dei tre nervi sensitivi: ileo–inguinale, ileo–ipogastrico e genito–femorale condotta in modalità a cielo aperto o chiuso (laparoscopica) o combinata spesso associata alla rimozione della vecchia protesi e al riconfezionamento della plastica inguinale con un nuovo dispositivo protesico. 

Dr. Tommaso Lubrano
Adjunct Professor Of General Surgery School of Medicine
University of Torino, Italy

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