In una situazione clinica di tipo oncologico il chirurgo potrebbe trovarsi di fronte a due problematiche relative all’eventuale uso di una protesi in un paziente di questo tipo.: il trattamento del tumore associato ad un’ernia presente o la riparazione del difetto della parete addominale insorto successivamente all’intervento oncologico. Nel primo caso un’operazione potenzialmente contaminata, quale ad esempio la resezione intestinale per una neoplasia, avrebbe fortemente sconsigliato l’uso di un dispositivo protesico fino a non molto tempo fa.
D’altra parte la sola sutura chirurgica pur consentendo di eseguire l’intervento non poteva garantire la riuscita della plastica. La realizzazione di protesi biologiche seppur gravate da un costo elevato, ha permesso in tempi recenti di eseguire una buona riparazione erniaria in sede retromuscolare minimizzando il rischio di infezione. Di derivazione porcina o bovina, caratterizzate da un’elevata resistenza al riassorbimento organico che le rende stabili nel tempo per la particolare struttura tridimensionale (definita cross-linked), consentono il simultaneo intervento sia oncologico che ricostruttivo al riparo da colonizzazioni microbiche. In presenza invece di ernie incisionali in pazienti tumorali, il trattamento è simile a tutti gli altri laparoceli salvo considerare come prioritarie le cure chemioterapiche del malato e evalutare attentamente la sua spettanza di vita.
Analogamente la necessità di un intervento in urgenza per un’ernia inguinale o crurale strozzata, che avrebbe controindicato l’uso di una rete sino in tempi recenti, oggi ha perso la sua validità. Smentito dai dispositivi di ultima generazione come le nuove protesi biosintetiche idonee ed efficaci in condizioni di emergenza cosi come in campo oncologico con una spesa sanitaria contenuta.
Dr. Tommaso Lubrano
Adjunct Professor Of General Surgery School of Medicine
University of Torino, Italy