Studio prospettico sull’utilizzo di reti leggere in prolipropilene con tecnica tension-free sutureless

Le protesi sintetiche e l’uso routinario dell’anestesia locale, hanno cambiato radicalmente il modo di riparare un’ernia inguinale. Il recente utilizzo di reti leggere in polipropilene che vengono fissate ai tessuti con la colla biologica di fibrina, consente di ottenere risultati sovrapponibili con una migliore qualità di vita del paziente.

Materiali e metodi

Questo studio include 235 pazienti maschi di età compresa tra i 33 e gli 84 anni (media di età 56 anni), BMI<28, ASA I-II, affetti da ernia inguinale diretta o obliqua esterna (tipo I o II sec. Classif. EHS) operati in un periodo compreso tra giugno 2007 e dicembre 2011 con la tecnica tension-free sutureless secondo Trabucco in anestesia locale e blocco periferico, utilizzando reti leggere in polipropilene fissate unicamente con colla biologica di fibrina nebulizzata e diluizione 1/100 della componente di trombina umana (5u. x ml). Durante questo periodo lo studio è stato completato con una analisi comparativa verso la stessa metodica sutureless che ha previsto l’uso di reti in polipropilene di peso standard utilizzate per il medesimo numero di pazienti.

Risultati

L’efficacia ripartiva è dimostrata da percentuali di guarigione superiori al 98% a un anno, sovrapponibili alla “Trabucco” con reti classiche posizionate senza sutura. L’uso di reti leggere macroporose per una migliore colonizzazione da parte dei tessuti ed i collanti necessari per evitare la dislocazione protesica e utilizzabili in alternativa ai punti di sutura previsti nelle tecniche non sutureless quali la Lichtenstein consentono una riduzione delle complicanze. Con questi presidi, le infezioni e gli ematomi sono passati dallo 0.3% allo 0.2%. I sieromi, il cui riscontro iniziale è risultato in incremento per effetto dell’eccessiva quantità o dell’errata distribuzione della colla, sono scesi dal 12% al 8%. Il dolore cronico (valutato secondo la scala di VAS con un follow-up da 30 fino a 365 giorni), data l’accurata identificazione dei nervi e l’assenza della sutura, è risultato analogo in entrambi i gruppi intorno allo 0.2%.

Conclusioni

La colla biologica è un materiale non inerte con azione adesiva, emostatica e biostimolante i processi cicatriziali e rigenerativi. Consente una fissazione atraumatica della protesi e una riduzione dello spazio morto. Il minimalismo protesico con reti light a grammatura inferiore, più morbide, dotate di una resistenza tensile più fisiologica e trama più rarefatta, che permette una migliore distribuzione del collante, con una risposta infiammatoria più contenuta, si traduce in ultima analisi in un maggiore confort, nell’assenza della percezione della protesi stessa, e nella possibilità quindi di personalizzare la cura in particolari pazienti quali i giovani, i soggetti magri e gli sportivi

Autori: T. Lubrano, G. Balbo, R. Reddavid, D. Cianflocca, C. Mazza e S. Sandrucci
Istituzione: SCDU Chirurgia Oncologica, Ospedale San Giovanni Battista di Torino

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